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Miguel de Cervantes Saavedra, nato ad Alcalá de Henares nel 1547, morto a Madrid nel 1616, dopo una vita avventurosa, concentrò negli ultimi dieci anni della sua esistenza una prodigiosa attività creativa. Oltre al Don Chisciotte (1605-1615), ricordiamo le Novelle esemplari (1613), il Viaggio nel Parnaso (1614), le Otto commedie e otto intermezzi (1615) e I travagli di Persile e Sigismonda (postumo, 1617).
Una coppia senza equivalenti, tanto è ricca di contrasti eppure unita e determinata nelle sue imprese, attraversa la campagna spagnola: don Chisciotte, allampanato e armato alla bell’e meglio sul suo magro ronzino, e Sancio Panza, lo scudiero fedele. Per le persone nelle quali si imbatte, quel cavaliere errante e bizzoso, devoto servitore di un’inesistente Dulcinea, è l’incarnazione stessa della follia: ma è davvero pazzo chi dimostra una simile purezza d’ideali e una tale generosità d’animo? In questo estremo addio al romanzo cavalleresco, Cervantes celebra la libertà della fantasia dell’uomo, il suo inesausto bisogno d’azione, come pure l’intelligenza e il buon senso di chi conosce la realtà di tutti i giorni.
In questa edizione il Don Chisciotte è stato ridotto e riscritto con grande finezza da Donatella Ziliotto.