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Questo della donna abbandonata, prima ancora di essere un costante tema letterario, si presenta come aspetto della società maschilista, che ritiene la donna oggetto dei desideri e della volontà dell’uomo. Come tema antropologico è quindi antico e moderno secondo l’evolversi della civiltà umana. L’antica civiltà greca e romana fu certamente assai maschilista e considerò l’uomo come padrone della donna, oggetto dei propri voleri. La civiltà cristiana specie alle origini, la considerava causa del peccato con tutte le conseguenze.
Nella storia del costume, anche durante il Medioevo il destino della donna era deciso dalla volontà del padre-padrone e del marito-padrone. La donna angelicata degli stilnovisti era soltanto un mito letterario, non un riflesso del costume di vita. Il Rinascimento rivalutò molto la donna, rendendola arbitra del proprio destino. Il cardinale Pompeo Colonna, infatti, sostenne la superiorità della donna sull’uomo, in quanto essa fu creata da Dio da una costola dell’uomo, mentre l’uomo fu creato dal fango. Alcune donne dell’Ariosto si rivelano assai libere nelle loro decisioni e spesso pari agli uomini eroi in combattimenti come Marfisa che rifiuta l’aiuto dei guerrieri dicendo “io sono mia, non appartengo a nessuno e mi so difendere da sola”.
Ai tempi dell’Inquisizione la donna venne accusata di stregoneria e di magia e spesso il rogo era la punizione che ne salvava l’anima diabolica. Purtroppo l’evoluzione della società ha avuto un lungo e tragico percorso storico per arrivare alla parità dei diritti con l’uomo.
La società sarà maschilista finché la donna non sarà riportata alla parità dei diritti con l’uomo.