Il titolo è tratto da un’espressione usata da Virgilio nel IV libro dell’Eneide per indicare lo sconvolgimento da cui è presa Didone quando sa che Enea sta per abbandonarla.
Questo volumetto non vuole offrire agli studenti una serie di brani poetici scelti secondo un criterio scolastico, ma piuttosto suggerire la ricerca di una trama tragica, di una vera e propria tragedia, che si può rinvenire, in una struttura conseguente e continuativa, attraverso alcuni passi significativi del primo, quarto e sesto libro dell’ Eneide.
In questa trama drammatica Virgilio narratore epico ha ceduto il posto ad una sua spiccata vocazione tragica, affrontando il tema amore e morte quasi in chiave romantica, nei limiti storici in cui un poeta del tempo di Augusto poteva essere romantico e sentimentale.
Qui si tratta di leggere alcuni brani di poesia virgiliana con lo sguardo rivolto verso la sensibilità moderna, verso la cultura di giovani che probabilmente hanno già fatto esperienza di letture di Dante, di Manzoni, dei grandi tragici antichi e moderni (soprattutto Shakespeare).
Se è inevitabile che un giovane oggi guardi alla poesia antica con un proprio modo di sentire e secondo un gusto moderno, al trettanto importante è che egli, opportunamente guidato alla comprensione dell’antico, ne scopra e sperimenti la perenne attualità e l’inattaccabile validità, anche ai fini formativi, liberandosi dalla nefasta presunzione – indotta da un malinteso trionfalismo del “moderno supertecnologico” – che dei “classici” si possa fare a meno senza pagare lo scotto di un disorientamento culturale che si traduce in una irreversibile perdita di valori.