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L’argomento. Una storia di emozionanti avventure nei Mari del Sud. Trafficanti di schiavi, fieri e feroci capi indigeni, cannibali e stregoni e, naturalmente, un tipico eroe londoniano, il cane Jerry: un terrier che, tra peripezie drammatiche, viaggia nelle isole Salomone a bordo di una goletta negriera che recluta manodopera tra i malinesiani per il lavoro nelle piantagioni dei colini bianchi.
Ecco i protagonisti di un romanzo avvincente, dove azione e descrizione d’ambiente si intrecciano in una vicenda in cui la linearità della trama si accompagna a molti spunti di riflessione sul colonialismo, sul razzismo, sull’incontro-scontro tra la cultura occidentale e mondi «selvaggi».
È una faccia inedita del grande London che, in questo libro in gran parte autobiografico, racconta il suo viaggio in Melanesia, ed incarna in Jerry esperienze e pregiudizi dei bianchi nei confronti delle civiltà a loro estranee, all’alba del XX secolo.
Finalità e simboli. Come gli altri romanzi di Jack London, anche la vicenda del cane Jerry è un'allegoria del mondo umano: questo cane è, in fondo, un eroe solitario che, come i «bipedi pensanti», affronta le difficoltà della lotta per l'esistenza uscendone vincente, mentre quelli più deboli soccombono. Jerry combatte con la forza fisica, ma soprattutto con il coraggio, la volontà, l'intelligenza, che si accompagnano a un cuore sensibile e pronto al sacrificio.