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Madame Bovary, tappa fondamentale nella storia del romanzo europeo, è solo in apparenza riconducibile al filone realistico di metà Ottocento: superando consapevolmente la tradizione romantica del lirismo sentimentale e la rappresentazione partecipe della "commedia umana", Flaubert si propone "un romanzo puro" (Thibaudet), in cui il dato oggettivo, la realtà dei fatti sono solo punti di partenza per la creazione artistica. Prendendo spunto da un penoso fatto di cronaca, lo scrittore si cimenta nella rappresentazione di una vicenda attraverso cui poter rivelare che nel mondo borghese l'ansia di assoluto di una sensibilità nutrita di illusioni e slanci fantastici è destinata a soccombere. Così, in questo "libro sul nulla" - come ha detto lo stesso Flaubert - al centro del suo interesse e del suo scandaglio psicologico (e stilistico) non sono tanto i "costumi di provincia", quanto la distanza fra ideale e reale, fra sogni e fallimenti, fra aspirazioni e frustrazioni.